Così la Cisl ricorderà la strage di via D’Amelio e la lunga scia di sangue del 1992. Cappuccio: “La memoria di quei fatti rinnova puntualmente in noi il sentimento di lutto per quello che è accaduto”
Bandiere a mezz’asta e un minuto di silenzio alle 16,58, l’ora dell’esplosione, ventott’anni fa. È così che oggi, domenica 19 luglio, la Cisl siciliana ricorderà il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli. Persero tutti la vita nella strage di via D’Amelio, 57 giorni dopo quella di Capaci, del 23 maggio dello stesso anno, il 1992. Altra esplosione altri morti, alle porte di Palermo. A saltare per aria lì erano stati il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo anche lei magistrato e gli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. In via D’Amelio a inghiottire Borsellino e quelli che la moglie Agnese qualche tempo dopo definì “i suoi angeli custodi”, furono i cento chili di tritolo con cui era stata imbottita la Fiat 126 posteggiata là dove abitava la mamma che il magistrato era andato a trovare. “Ricordare quella stagione di stragi rinnova puntualmente in noi il sentimento di lutto per quello che è accaduto”, le parole di Sebastiano Cappuccio, segretario della Cisl Sicilia. “Ci addolora, esattamente come il senso di frustrazione che generano le ombre che ancora si allungano su quei fatti, tra misteri, anomalie, depistaggi. Persino ambiguità di certa antimafia da vetrina”. Combattere l’una e l’altra, la mafia ora più o meno sotterranea e le degenerazioni dell’antimafia da operetta quando non proprio borderline, significa, secondo la Cisl, “condurre un lavoro quotidiano di educazione alla legalità, alimentare una coscienza della quotidianità antimafiosa, sottrarre terreno a Cosa nostra puntando sullo sviluppo sano della Sicilia”. Ancora, “realizzare una lotta senza quartiere contro la corruzione e centrare l’azione politica su logiche di investimento produttivo e su misure di inclusione e tutela sociale. È questo – sottolinea Cappuccio – che chiediamo ai governi, regionale e nazionale”. (ug)