“Di fronte alle trasformazioni in atto dobbiamo aprire una nuova fase costituente e completare il cammino verso un’Europa nuova, unita, partecipata, dei popoli e del lavoro. Occorre uno scatto in avanti, un grande processo di riforma che promuova il modello sociale, i valori democratici, una governance sovranazionale in grado di valorizzare e tutelare gli interessi dei singoli Stati e di rispondere concretamente ai bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici, dei pensionati e delle pensionate, dei cittadini e degli immigrati”. E’ quanto sottolinea il Manifesto “INSIEME PER UN’EUROPA NUOVA Lavoro, Coesione, Partecipazione” presentato oggi a Roma dalla Cisl in una iniziativa conclusa dal leader, Luigi Sbarra.
“Secondo la Cisl l’Unione Europea dovrà salvaguardare e promuovere maggiormente la dignità della persona e il lavoro di qualità, contrastando le disuguaglianze e le marginalità sociali, dando risposte di inclusione in particolare a donne e giovani.
Le grandi transizioni del nostro tempo, un contesto internazionale turbolento e frammentato chiamano in causa la capacità dell’Europa di trovare le giuste risposte, accompagnate da una crescita del proprio ruolo geopolitico. Da questo punto di vista il nuovo Patto di stabilità e crescita presenta aspetti preoccupanti da affrontare superando l’impostazione eccessivamente rigorista ed evitando, al contempo, che gli effetti di tale impianto gravino sui cittadini attraverso tagli alla spesa sociale e allo sviluppo. Bisogna riconquistare la fiducia delle persone nei confronti del progetto europeo, arginando populismi e nazionalismi e giungendo, anche mediante una revisione dei Trattati, alla costruzione degli Stati Uniti D’Europa quale traguardo ultimo per affrontare la complessità del contesto, promuovendo e facendo progredire pace giusta e coesione, democrazia e sviluppo”, aggiunge il Manifesto della Cisl.
Sono quattro le priorità lanciate dalla Confederazione guidata da Luigi Sbarra su cui puntare per dare un nuovo assetto sociale, organizzativo ed economico al vecchio continente:
1. Realizzare una governance partecipata. Per la Cisl aumentare iI coinvolgimento di sindacati e imprese è fondamentale per affrontare la complessità di transizioni epocali come quelle energetiche, climatiche e digitali, salvaguardando la coesione. Dialogo sociale, contrattazione e partecipazione devono essere i pilastri portanti di una nuova governance europea per far progredire qualità, stabilità e sicurezza del lavoro, incentivare sostenibilità e crescita dei territori, radicare gli investimenti rilanciando e redistribuendo la produttività, elevare l’innovazione e proteggere la persona nelle transizioni. Serve maggior protagonismo negoziale della Confederazione europea dei sindacati alla luce anche delle grandi trasformazioni dell’occupazione dovute alla digitalizzazione e all’avanzare delle intelligenze artificiali. Una maggiore partecipazione dovrà essere collegata anche ad un coinvolgimento delle organizzazioni della società civile per contribuire a politiche orientate al be-
essere sociale.
2. Rafforzare la dimensione sociale. Occorre rendere il mercato del lavoro un luogo di crescita della persona. Va data piena attuazione al Pilastro dei diritti sociali, promuovendo il miglioramento dei livelli salariali, delle condizioni di lavoro e delle protezioni sociali. Va costruito uno spazio contrattuale comunitario che valorizzi la partecipazione transnazionale, a partire dal
rilancio del ruolo dei Comitati aziendali europei nelle imprese multinazionali per ridurre il rischio di dumping e delocalizzazioni e sviluppare strumenti di gestione sostenibile d’impresa volti a garantire una responsabilità solidale nell’intera filiera produttiva. È necessario garantire l’applicazione delle norme sulla mobilità equa dei lavoratori, anche attraverso il rafforzamento dell’Autorità europea del lavoro, e assicurare il principio della parità di retribuzione per le stesse mansioni. Forti vincoli sociali devono orientare i criteri di finanziamento pubblico alle imprese. Bisogna fronteggiare e sradicare il lavoro sommerso, delle società di comodo, dei falsi rapporti autonomi. Il contrasto all’illegalità e alla criminalità organizzata va garantito anche estendendo a livello comunitario i contenuti della Legge La Torre sulla confisca dei patrimoni mafiosi. Vanno risolti i grandi divari regionali potenziando le politiche di coesione in un’ottica di lungo periodo
3. Rendere equo il mercato interno. Rafforzare e completare il mercato interno, puntando all’equità e a una competitività sostenibi e allargandolo ad ulteriori settori come la finanza, l’energia e le telecomunicazioni, è un obiettivo non più rinviabile. Dobbiamo convergere su politiche comuni a partire da quelle industriall e di ricerca e sviluppo, che contribuiscano alla produzione di beni pubblici di cui tutti gli Stati membri possano beneficiare. È necessario aggiornare la politica di concorrenza alle nuove sfide in modo da promuovere gruppi industriali europei salvaguardando la coesione e lo sviluppo territoriale, così come assicurare l’inclusione di clausole sociali negli accordi commerciali per salvaquardare i diritti contrattuali dei lavoratori lungo tutte le catene di fornitura. Il rafforzamento del mercato interno non può prescindere inoltre da una tassazione armonizzata, per evitare fenomeni di concorrenza al ribasso, e dalla valorizzazione della componente del risparmio mediante strumenti di investimento nel ‘economia reale. Occorre migliorare l’accessibilità di capitali a imprese e cittadini, anche in un’ottica di attenzione ai territori più svantaggiati, e contrastare tutti i fenomeni di finanza speculativa.
4. Creare un assetto decisionale comunitario. È necessario promuovere una riforma dell’architettura decisionale europea verso l’obiettivo di un rafforzamento politico e di maggiore legittimazione della Commissione, di un ruolo più ampio del Parlamento europeo e del superamento della regola delle decisioni all’unanimità nel Consiglio nell’ambito di una vera Costituzione europea. Una riforma ancor più necessaria alla luce di un possibile allargamento a 35 Paesi. Occorre aumentare eticacia comunitaria rivedendo le competenze e gli ambiti di intervento, a fronte di un sistema troppo intergovernativo, troppo condizionato da veti e interessi nazionali su aspetti fondamentali come le politiche migratorie, fiscali, estera e della difesa. Nel contesto di “riglobalizzazione” e di riassetto geostrategico che vede riemergere regimi autocratici, l’Europa deve avere voce forte e autorevole nel campo della difesa e della sicurezza con un conferimento di capacità militari, che da un lato riequilibri le forze in campo e dall’altro consenta sinergie sulle spese dei singoli Stati, con risparmi in grado di aumentare le risorse disponibili per le politiche sociali e di sviluppo. Allo stesso modo è indispensabile che l’Unione adotti una politica estera comune e sia capace di gestire flusso migratori e di asilo con criteri di solidarietà tra Stati, canali legali, parità di trattamento, inclusività e valorizzazione di competenze nel mercato del lavoro.