“E’ condivisibile l’analisi del Governatore di Bankitalia Panetta: investire sulla crescita e su una maggiore produttività e’ la strada per ridurre il debito. Per questo servono relazioni industriali più partecipative, incentivi alla contrattazione decentrata, infrastrutture materiali e immateriali, formazione e competenze, una forte riduzione delle tasse per lavoratori, pensionati, imprese che assumono ed investono in innovazione e ricerca. Occorre dare una direzione sostenibile all’evoluzione del sistema produttivo e dei rapporti commerciali”. Lo ha detto oggi il leader Cisl Luigi Sbarra intervenendo al Meeting di Rimini al dibattito: “Made in Italy e filiere produttive”. Per Sbarra “la manifattura è il cuore pulsante dell’economia italiana ed il Made in Italy un architrave insostituibile”. “Tuttavia- ha spiegato- alcune difficoltà sono evidenti, specialmente nei casi di grandi aziende. Il Governo sta sviluppando alcune riforme apprezzabili, tra cui il disegno di legge sull’intelligenza artificiale, sulle terre rare e la legge di riforma degli incentivi alle imprese. Ma serve un intervento organico per una politica industriale adeguata ai tempi, la cui definizione dovrebbe essere demandata a un patto tra Governo, imprese, sindacati”. “Bisogna rilanciare investimenti, innovazione tecnologica, infrastrutture, produttività e formazione professionale, con un occhio di riguardo alla partecipazione e alla sostenibilità ambientale e sociale”, ha precisato Sbarra ribadendo che “in Europa vanno create le condizioni di riconversioni tecnologiche ed ecologiche ben governate, con un Fondo sovrano per le transizioni che puntino a salvaguardare produzioni e occupazione con una decarbonizzazione graduale accompagnata da investimenti che assicurino una trasformazione tutelata della struttura produttiva. Su alcuni settori energivori sono a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro. Dobbiamo difendere gli asset strategici del Made in Italy: acciaio, automotive, elettronica, chimica, agricoltura, agroalimentare”.
“Una guerra dei dazi su scala globale avrebbe ripercussioni esiziali sulla nostra economia con conseguenti e gravi riflessi occupazionali, soprattutto in un Paese come il nostro che rivolge all’estero una produzione di eccellenza”, ha precisato il sindacalista chiedendo a Governo e istituzioni comunitarie di “avviare politiche che tutelino le produzioni e i posti di lavoro, promuovendo accordi commerciali che abbiano condizionalità sociali su sicurezza alimentare, rispetto dei contratti, giuste tutele per le persone che lavorano lungo tutte le catene di fornitura. Ma al contempo scongiurare approcci protezionistici del tutto antistorici”. Secondo Sbarra: “Occorre sviluppare finalmente anche nel nostro paese la partecipazione dei lavoratori, delle lavoratrici e dei loro rappresentanti al miglioramento continuo dei processi produttivi. Sul mercato vincono le aziende che incrementano competitività e qualità di processo e di prodotto dove i lavoratori condividono utili e obiettivi, godono di salari più alti, controllano le dinamiche su salute e sicurezza, benessere aziendale, flessibilità organizzativa, frenando manovre speculative e radicando investimenti e occupazione”. “È sulle spalle e sulle teste dei lavoratori specializzati e coinvolti che potrà crescere il Made in Italy”, ha concluso.