Il Comitato Esecutivo della CISL, riunito oggi a Roma ha approvato oggi all’all’unanimità un ordine del giorno in cui ribadisce “la più assoluta condanna all’attacco terroristico perpetrato da Hamas contro il popolo israeliano il 7 ottobre 2023. Massacro pianificato con scientifica disumanità per colpire in modo indiscriminato bambini, ragazzi, donne, anziani, famiglie innocenti. Un colpo al cuore della democrazia, che nulla ha a che fare con gli interessi dei palestinesi, ma punta invece a radicalizzare lo scontro tra culture, a spezzare il dialogo tra popoli, a delegittimare le autorità democratiche palestinesi. Allo stesso tempo, esprime allarmata preoccupazione per l’escalation del conflitto mediorientale e le conseguenze sulla popolazione civile che la reazione militare dell’amministrazione Netanyahu sta determinando nella Striscia di Gaza, e ora a Rafah, dove sono concentrati oltre un milione di rifugiati, tra cui centinaia di migliaia di donne e bambini.
Bisogna ricostruire le ragioni di un confronto fondato sul diritto, sulla dialettica democratica, sul rifiuto della violenza per edificare pace vera, duratura e giusta.
Occorre pertanto:
1) un immediato cessate il fuoco che permetta di far fronte alla crisi in atto e di salvaguardare la vita di tutta la popolazione non combattente, garantendo l’accesso agli aiuti umanitari;
2) mettere in atto ogni sforzo diretto al rilascio di tutti gli ostaggi israeliani ancora in mano ad Hamas;
3) favorire l’intervento d’interposizione diplomatica della comunità internazionale, dell’Onu, degli Stati Uniti e in particolare dell’Unione Europea, mettendo al bando Hamas e avviando iniziative finalizzate a disinnescare le tensioni crescenti in Medio Oriente promuovendo il reciproco riconoscimento tra i popoli di Israele e Palestina;
4) porre al centro dell’agenda internazionale una Conferenza internazionale per la risoluzione pacifica del conflitto tra Israele e Palestina. Pace che è in ogni caso incompatibile con le finalità di un gruppo terroristico come Hamas, il quale non può essere considerato in alcun modo interlocutore istituzionale delle trattative. Occorre invece riavviare rapporti con la rappresentanza democratica del popolo palestinese, a partire dall’ANP, per negoziati in linea con una soluzione politica basata in prospettiva sul progetto “due Stati per due popoli”.