Sul tema delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza si è discusso nel corso di un webinar Cisl. Per il ministero delle Infrastrutture, al Sud arriva molto più del 40 per cento previsto. Cappuccio: fare presto a cominciare dalle Zes per le quali sono pronti 111 mln. Ma mancano commissari e piani. Per l’assessore regionale Falcone, il rischio di lungaggini c’è. “Basti pensare ai tempi di una Via. Al ministro Giovannini abbiamo formalmente chiesto lo snellimento delle procedure”
Il piano nazionale di ripresa e resilienza destina al completamento di opere esistenti del Sud, “il 49 per cento delle risorse complessive”. E anche sul fronte della programmazione europea tradizionale, “al Sud va ben l’80 per cento del totale di 84 miliardi”. Insomma, il problema delle risorse non è all’ordine del giorno. Semmai il nodo vero da sciogliere rapidamente è “la capacità di avere progetti. E di saper spendere bene i soldi”. Così Giuseppe Catalano, accademico della Sapienza e coordinatore della Struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture, aprendo stamani il webinar organizzato dalla Cisl Sicilia su ‘Pnrr, infrastrutture e sviluppo locale’.
La discussione ha preso le mosse dalle polemiche sollevate riguardo al rischio che alle Regioni del Sud arrivi meno del 40 per cento del Pnrr, stabilito dalla Commissione Ue e da disposizioni nazionali. Per i tecnici del ministero il problema non si pone. “Per il superamento del gap infrastrutturale tra Nord e Sud sarà utilizzato il 56 per cento del totale delle risorse su quattro missioni”, ha precisato Tamara Bazzichelli, ingegnere competente, al ministero, per il territorio siciliano. Bazzichelli ha anche annunciato che “per le due Zes, Sicilia Occidentale e Sicilia Orientale, nel Pnrr è previsto un finanziamento di 111 milioni”. Come dire che i problemi vanno cercati su altri fronti non su quello delle risorse. Il punto in direzione del quale ha puntato l’indice il segretario regionale Cisl, Sebastiano Cappuccio, che ha chiuso i lavori. Anche perché, ha osservato, “tutti i progetti devono essere realizzati entro il 2026. E tra traguardi fissati e tappe intermedie da centrare, non è che ci sia così tanto tempo”. E anche questa è una ragione per la quale “chiediamo ai governi regionale e nazionale di far presto, a cominciare dalle Zes. Le Zone economiche speciali sarebbero una straordinaria opportunità in termini di attrazione di investimenti. Ma ancora i commissari non arrivano né ci sono piani di organizzazione e sviluppo”. Cappuccio ha inoltre insistito sulla “necessità che governo regionale e parti sociali condividano strategie e priorità”. Per la Cisl, ha detto, è questo il senso del tavolo per il quale siamo stati convocati dal governatore Musumeci per il prossimo giovedì 14. Ma in tema di infrastrutture per il sindacato “è necessario – le parole del segretario – un tavolo regionale permanente di confronto a fianco di tavoli territoriali di monitoraggio su progetti d’investimento, piani di attuazione, ricadute economiche e sociali, stati di avanzamento di ciascuna opera”.
Prima di Cappuccio aveva preso la parole l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone, il quale ha riconosciuto che “il rischio c’è che il Pnrr resti invischiato in lungaggini burocratiche, difficoltà amministrative, problemi di rapporto tra Commissione europea e governo nazionale da una parte, e governo nazionale e governo regionale dall’altra”. E’ questa la ragione, ha reso noto Falcone, per la quale al ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini abbiamo formalmente chiesto lo snellimento delle procedure. Si stabilisce che le opere debbano essere completate entro il 2026. Ma le procedure in vigore non aiutano. “Basti pensare ai tempi, anche anni, che solitamente prendono le Valutazioni di impatto ambientale”.
Al webinar Cisl hanno preso parte anche Ciccio Scrima, direttore del Centro studi nazionale Cisl; Andrea Pillon, esperto di Dibattito pubblico. E per la segreteria regionale del sindacato, Rosanna Laplaca e Paolo Sanzaro che ha coordinato i lavori rimarcando, tra l’altro, che “il divario infrastrutturale tra Nord e Sud è, nei fatti, un divario di cittadinanza”.
Umberto Ginestra