“Grazie di essere qui. Grazie di essere arrivati in tanti per questo Primo Maggio. La Festa della dignità e della forza del lavoro. Anche oggi, soprattutto oggi, vogliamo affermare il “senso” profondo del lavoro. Vogliamo ritrovarci nel suo valore unificante. E insieme nel suo valore costituzionale. Perché il lavoro è fondamento della nostra Repubblica. Per questo, oggi, è anche una Festa della nostra democrazia”. Così il Segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, dal palco del Primo Maggio organizzato quest’anno da Cgil Cisl e Uil in Friuli Venezia Giulia, terra di confine. “Costruiamo insieme un’Europa di pace, lavoro e giustizia sociale” lo slogan scelto dalle Confederazioni.
“Mai dimenticare quanta fatica e quanti sacrifici ci sono voluti per riconquistare, in Italia e in Europa, la libertà, la democrazia. E il bene più prezioso: la Pace -ha proseguito Sbarra-. Anche per questo abbiamo scelto di essere qui. In una terra che ha conosciuto la durezza di due guerre mondiali. Che vive “al confine”, non solo geografico, del Paese. Dove ogni giorno s’incontrano culture, religioni, tradizioni, sensibilità diverse. E si scopre la ricchezza del pluralismo, la bellezza del prisma della convivenza nella solidarietà. Della comune fratellanza tra lavoratori migranti e italiani. Un luogo che vive il suo essere “frontiera” non come divisione, ma come incontro, come unione. Monfalcone è questo. Ed è anche una città che guarda ad Est. Dove infuria da due anni una guerra scatenata da un autocrate sanguinario e imperialista di nome Putin contro un Paese sovrano, libero, democratico.
“La risposta dell’Unione europea è stata ferma. Ora però deve rinvigorirsi, deve rafforzarsi. E assumere un ruolo da protagonista per un negoziato che porti a una pace giusta. Quella Pace che, come afferma il Presidente Mattarella passa per il ristabilimento del diritto internazionale e della libertà del popolo ucraino.Allo stesso modo, dobbiamo avere un ruolo più forte per porre fine al conflitto israeliano-palestinese aprendo la strada all’unica soluzione possibile: quella dei due Stati per due popoli. E però è evidente: lasciatemi dire amiche e amici, lavoratori e lavoratrici, che per riuscire, l’Europa dovrà cambiare se stessa, il suo modo di essere. C’è bisogno di un nuovo inizio europeista.
“La risposta alla pandemia aveva fatto credere ad una presa di coscienza nel segno della condivisione. Un progresso quello di quegli anni messo in discussione dal nuovo Patto di Stabilità, talmente difensivo da far temere il ritorno ad un’impostazione rigorista, centrata sulle politiche di austerità. Sbaglia l’Europa se considera i passi avanti fatti durante l’emergenza pandemica come una semplice parentesi.
“La nuova legislatura europea dovrà avere un valore costituente. Per rivedere e migliorare i vincoli del Patto di Stabilità. Per dare continuità agli strumenti di tutela introdotti negli anni del Covid, a partire dal Fondo Programma SURE, per politiche fiscali e di welfare comuni che garantiscano protezioni sociali robuste e universali, per promuovere l’incremento dei livelli salariali estendendo la contrattazione collettiva, e non indebolendola, sia nazionale che di 2° livello. Per cambiare l’architettura decisionale, iniziando col superamento della regola delle decisioni all’unanimità. La parola chiave deve essere “unificare”.
“Unificare le politiche energetiche. Quelle ambientali. Delle telecomunicazioni. La politica estera, di difesa e di sicurezza europea. Come unica deve essere la politica industriale, per conquistare competitività e avere voce con Stati Uniti e Cina. Ecco perché chiediamo Un grande scatto in avanti. Questo serve.
“Primo comandamento: sicurezza nei luoghi di lavoro. Con l’impegno di tutti su una battaglia di civiltà. È una vergogna per il paese che ogni anno ci siano più di mille morti nelle fabbriche, sui campi e nei cantieri, nelle comunità lavorative! È indecente che si ammalino migliaia e migliaia di persone, è inaccettabile che si continui a morire che si muoia ancora di amianto! Le bonifiche vanno fatte, le famiglie risarcite, le rendite di invalidità aumentate! E va costruito insieme, un grande patto che spezzi questa lunga scia di sangue, questa carneficina negli ambienti di lavoro. Vogliamo più controlli, prevenzione, estensione della patente a crediti, maggiori poteri da dare ai nostri delegati e rappresentanti su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
E serve il più grande investimento di sempre su nuovi strumenti di tutela che assicurino a tutti sostegno al reddito, formazione continua e orientamento nel sistema produttivo. Si investa sulle politiche attive del lavoro se vogliamo governare questo eccessivo disallineamento tra domande e offerta di lavoro e se vogliamo governare questa grave crisi di competenza che abbiano nel nostro paese. Significa darsi
“Serve una nuova politica dei redditi che difenda risparmi, salari e pensioni. Significa tra l’altro il rinnovo di tutti i contratti pubblici e privati. Una riforma fiscale redistributiva che sostenga i redditi medi e popolari. Una evoluzione del sistema pensionistico nel segno della sostenibilità, della flessibilità, e dell’inclusività per giovani e donne. Maggiori risorse su sanità pubblica, per la medicina territoriale, per abbattere le liste di attesa, per investire sul pubblico impiego, scuola, sulle politiche sociali e per la non autosufficienza. Bisogna rilanciare gli investimenti pubblici e privati accelerando la messa a terra delle risorse collegate al PNRR, per affrontare le tante criticità aperte nel Paese ma considerando anche le straordinarie opportunità, a cominciare da una produttiva regione come il Friuli Venezia Giulia.
“Pensiamo che il tempo sia maturo per dare attuazione all’articolo 46 della Costituzione e garantire ai lavoratori il diritto di partecipare alla vita e agli utili delle imprese. I passi del decreto coesione sono importanti, significativi, ma ancora insufficienti. Bisogna confermare il taglio al cuneo, sgravare le tredicesime, rafforzare l’intervento sulle marginalità lavorative e sociali.
“Una cosa vogliamo dirla forte e chiaro: non si pensi di procedere tornando alla logica dei tagli lineari, non si punti a far cassa con svendite di Stato e dismissioni pubbliche, perché non lo permetteremo. Non lo accetteremo. I modi giusti per trovare le risorse ci sono: si razionalizzi la spesa improduttiva, tagliando sprechi, si riordini un sistema di incentivi che distribuisce fondi a pioggia e si privilegino le aziende che applicano buoni contratti e puntano sulla qualità del lavoro, valorizzando contrattazione e partecipazione, si aumenti il carico fiscale sulle grandi rendite immobiliari e finanziarie, inasprendo la lotta ad evasione ed elusione”.
“Il mondo del lavoro ha l’obiettivo di entrare con competenza, intransigenza e responsabilità nelle dinamiche di decisione, ad ogni livello. Remare tutti nella stessa direzione. Questo dobbiamo fare. Verso un Accordo della responsabilità che abbia il grande obiettivo di cambiare il modello di sviluppo e renderlo più solidale, partecipativo, competitivo.È il nostro compito. Il traguardo su cui spendere le nostre energie. Insieme. Donne e uomini. Giovani e Anziani. Lavoro pubblico e lavoro privato. Italiani e migranti. Sud e Nord. Non c’è giorno migliore del Primo Maggio per ribadirlo: il Sindacato c’è. E farà fino in fondo la sua parte”. Ha concluso il Segretario della Cisl.