Cgil Cisl e Uil s’incontreranno a Palermo. Lanceranno un monito al governo regionale. E punteranno il dito contro la manovra di bilancio del governo nazionale che penalizza il Mezzogiorno anziché rilanciarlo con investimenti su reti infrastrutturali materiali e immateriali, nuova occupazione, nuove produzioni
I temi del lavoro e dello sviluppo del Mezzogiorno saranno al centro lunedì 10 giugno dell’attivo dei quadri di Cgil, Cisl e Uil siciliane, in preparazione della manifestazione nazionale unitaria che si terrà il 22 giugno a Reggio Calabria a sostegno delle richieste dei sindacati al governo. Lunedì, l’appuntamento è al San Paolo Palace di Palermo alle 9.30. In programma la relazione del segretario generale della Cisl Sicilia Sebastiano Cappuccio e le conclusioni del numero uno della Cgil regionale, Michele Pagliaro. A presiedere sarà il segretario generale della Uil Sicilia Claudio Barone. Nel corso dell’iniziativa, dal titolo “Il Sud per l’Italia”, sarà fatto il punto sulla situazione economico-sociale della Sicilia, sulle varie criticità e saranno lanciate le richieste dei sindacati al governo per la ripresa del Mezzogiorno e del Paese. L’iniziativa di Cgil Cisl e Uil siciliane vuole anche essere un monito al governo regionale “il cui stallo dell’azione politica – sottolineano Pagliaro, Cappuccio e Barone – nella situazione di crisi che vive la Sicilia, è insostenibile”. “Siano in presenza di una manovra nazionale di bilancio – dice il documento di Cgil, Cisl e Uil – che penalizza ancora una volta il Mezzogiorno tagliando risorse e introducendo misure spot a somma zero. Servono invece interventi che rilancino le reti infrastrutturali materiali e immateriali, il lavoro e nuove produzioni per rispondere ai bisogni sociali”. Drammatico il bilancio occupazionale in Sicilia negli anni della crisi: dal 2008 al 2018 il tasso di occupazione è passato dal 44,2% al 40,7% e il tasso di disoccupazione dal 13,7% al 21,5%”. La piattaforma sindacale unitaria parla di interventi specifici per il Mezzogiorno, di politica industriale, di misure per il lavoro e per la lotta alla povertà, di riforma fiscale e lotta all’evasione, di previdenza. Ma anche di “Autonomia differenziata”, ribadendo il no alla regionalizzazione di materie come la sanità con la creazione di disparità tra regioni per quanto riguarda i Lea, l’istruzione e il fatto che “un sistema decentrato non può prescindere dall’obbligo di partecipazione di tutte le regioni ai meccanismi perequativi e solidaristici sanciti dalla Costituzione”.